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Il pomodoro "scatolone" di Bolsena (VT)


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Il pomodoro, come la patata, è originario dell'America. Simbolo della cucina mediterranea, trova in Italia la sua massima esaltazione in pizze e sughi, bruschette e insalate.
Gli italiani sono stati i suoi primi sostenitori in anni, anzi in secoli, in cui il pomodoro veniva guardato con estrema diffidenza.
"È velenoso e induce alla pazzia" - dicevano i dotti d'oltralpe. "Più bello che buono" - scrivevano, più concilianti, i dotti nostrani in un Erbario del Cinquecento.
Incuranti delle diatribe, gli italiani continuarono a mangiare di buongusto il pomodoro fino ad arrivare a consumarne, attualmente, circa 50 Kg pro-capite l'anno.
Il pomodoro "scatolone" di Bolsena è un ortaggio prelibato come tutti gli ortaggi che si producono in prossimità del lago. Il nome deriva dallo sviluppo limitato del tessuto placentare che determina una piccola cavità all'interno. Questa varietà viene considerata la migliore per il consumo alimentare fresco. Costoluto e poco acquoso, eccellente in insalata, il pomodoro scatolone deve il suo successo a una polpa soda e lucente, ricca di principi attivi e contenuti vitaminici. Il sapore risulta gradevole e armonico per l'equilibrio di zucchero e acidi in esso presenti.
La sua origine risale, presumibilmente, alla mutazione genetica di una varietà locale. Per le sue peculiari caratteristiche biologiche e organolettiche, il pomodoro scatolone è stato annoverato tra i prodotti a rischio di erosione genetica.
In conformità alla normativa vigente in materia di agricoltura, il pomodoro "scatolone" è entrato a far parte dell'elenco nazionale dei prodotti agro-alimentari tradizionali.
Attualmente la produzione del pomodoro "scatolone" è limitata ad alcune zone e aziende locali. La ragione principale deriva dalla forte dipendenza dal clima stagionale che negli ultimi anni non ha favorito lo sviluppo e la maturazione del prodotto.

Tratto da Viaggio nei sapori dell'alta Tuscia e dei paesi del lago di Bolsena (Annulli Editori)