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Petrarca, Pio II, Paolo Giovio e le anguille del lago di Bolsena


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Nel 1350, mentre si recava a Roma per il Giubileo, il Petrarca ricevette un calcio alla gamba da un cavallo proprio a Bolsena e rimase infermo vari giorni. Narrando l'accaduto in una lettera indirizzata al Boccaccio si consolava al ricordo delle squisite anguille del lago che, in tale occasione, aveva potuto gustare. Nel 1366, scrivendo a Urbano V per esortarlo a riportare a Roma la Sede Pontificia gli ricordava, tra le cose eccellenti di cui era ricca l'Italia, anche le anguille del lago di Bolsena e gli narrava una cosa non priva di effetto; l'aneddoto era questo: erano state mandate in dono a Benedetto XII delle anguille del lago di Bolsena, assai grandi e saporite, e il papa aveva ordinato di distribuirle ai cardinali, dopo averne lasciate per sé una piccola quantità.

Dopo alcuni giorni, mentre si intratteneva con i cardinali, il discorso cadde sulle anguille e il papa così commentò: "Se prima n'avessi gustato e avessi saputo di quale bontà esse fossero, non sarei stato così largo distributore".
Papa Pio II, dopo aver visitato la Cannara nel 1462 e averla descritta nei Commentarii, così annota: "C'è qui una buona pesca di anguille, che giudicano tra le più grandi e le migliori". Paolo Giovio, veduta la pesca delle anguille a Marta, nel "Trattato dei pesci" del 1522 così scrive: "Grandi e ottime anguille produce il lago Volseno delle quali abbiam veduto pigliarne gran quantità in certi crati allo uscire che fa il lago formando un fiume, che viene detto Marta".
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Tratto da "Marta, guida alla scoperta" di Maria Irene Fedeli

Rielaborazione testi a cura di Luca Viviani


Anguilla in umido cucinata in un noto ristorante sul lungolago di Marta (sullo sfondo l'isola Martana)



Marta e il lago di Bolsena


Francesco Petrarca